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mila







“Parigi sarà sempre Parigi. Che vuoi di più?”

(Frédéric Dard)

e in effetti cosa volere di più? anche per questa stagione, la ville lumiere è stata la cornice perfetta,come sempre, per la conclusione delle sfilate.

E' stato davvero un gran finale, quello a cui tutti volevano assistere, ricco di magia e di colpi di scena.

Gli stilisti che hanno avuto il compito di chiudere le danze dell'ultima fashion week hanno confermato le tendenze che avevamo già intravisto sulle passerelle di New York, Londra e Milano come gli accostamenti o contrasti, che dir si voglia, di tessuti e la vasta scelta di proporzioni che permettono di proporre un'immagine di donna libera di scegliere come interpretare la propria femminilità.

In più molti sono stati i direttori artistici che quest' anno hanno voluto ripercorrere la storia delle proprie maison , ma anche la storia dell' arte, del cinema e dell' umanità.

Vediamo quindi cosa è successo a Parigi, quali sono state le collezioni che mi hanno maggiormente interessato e ovviamente le nuove proposte e tendenze per la prossima stagione.


Adam Andrascik, ripercorre la ricerca e i lavori degli anni 70 di Guy Laroche attraverso le linee asimmetriche a cui aggiunge i giochi di tessuto come la pelle, il tweed e  la lana accostati tra loro  quasi a creare un effetto patchwork ,illuminate da tocchi metal attraverso il lamè, utilizzato anche per ricami orientali, e chiusure zip che diventano vere e proprie decorazioni.


Julien Dossena e la nota "ex" di Baleciaga e Louis Vuitton, Marie Amelie Sauve ,per Paco Rabanne propongono una donna futuristica, probabilmente ispirata alla mitica Barbarella, eroina dell' omonimo film del 1968 di Vadim. Prevalgono linee dritte e materiali statici come lana,pelle e maglina alleggeriti da trasparenze, stampe con segnali stradali e le classiche maxi pastiglie per abitini molto anni 60'.


Per Lanvain Alber Elbaz, torna nella sua patria d' origine, il Marocco  e crea una collezione morbida e castigata, che talvolta ricorda le uniformi della gendarmeria. Velluto e seta, pelle e pitone, pelliccia  e gessato, jersey e broccato si fondono alla perfezione nelle sue creazioni. Degni di nota i berretti e le collane scacciapensieri.


Molto particolare e nuova la collezione Dior di Raf Simons che propone colori classici della maison come bianco, nero e crema accostati a zafferano, glicine, verde e terra di Siena.

Linee a dir poco fascianti, abiti interamente in pelliccia e gonne sfrangiate sono attraversati da fantasie optical, pixellate e animalier.


Stupisce Elie Saab che sperimenta qualcosa di nuovo, che tanto era stato richiesto dai critici di moda, senza allontanarsi dal suo stile piuttosto femminile. Nasce cosi la sua donna soldato, grazie a linee pulite e qualche svasatura e taglio decorativo non invadente che crea movimento e mantiene quel tocco di romanticismo tipico del designer che si ritroviamo nelle stampe floreali su fondo azzurro e su long dresses fluidi e leggeri.


Tra le collezioni più belle, non si può non annoverare la collezione di Fausto Puglisi per Ungaro. Eleganti e sexy i tailleur da gangaster in black and white  completati da cappelli panama. Glamour e femminili gli abiti lunghi a pois e molto rock i tocchi di lamè argento, nero e bronzo.


Vittoriano lo stile di Riccardo Tisci per Givenchy  che propone severi abiti neri, rigoroso barocco reso sexy da trasparenze o pellicce e velluti rossi alleggeriti dai ricami etnici.


Hermes gioca con l' eleganza classica e discreta che si traduce in total look di pelle, linee pulite e rigide, mantelle e cappotti che riportano quindi ad una certo rigore comunque interessante e intrigante.

Pochi azzardi di colore, Dior preferisce mantenere il classico black and white o comunque il ton sur ton.


E passiamo ora alle sfilate finali, quelle più chiacchierate ma oggettivamente anche le più belle in toto.


Giacchini avvitati e pantaloni dal taglio slim, gonne grembiule. cappotti lunghissimi in lana d' angora, chiffon e tulle, tweed rivisitato e abitini ispirati alle cameriere parigine degli anni 20.. siamo alla Brasserie Gabrielle, allestita al Grand Palais e... signore e signori questo é Karl Lagerfeld, questo è Chanel. La ricca collezione del "kaiser" riporta alla vecchia Parigi di Mademoiselle Coco, la Parigi del cibo, del vino e della moda. Seppur in chiave moderna, nelle proposte di Karl Lagerfeld, c'è tutto il credo di Cocò Chanel e tutti quegli elementi da lei proposti per una eleganza sempre comoda, discreta ma sempre riconoscibile. Un vero e proprio viaggio quello di Lagerfeld, un viaggio nella moda, un viaggio nella storia un viaggio a Parigi, del resto “ libera, audace, inafferrabile, mademoiselle non è mai dove ci si aspetta di trovarla”


Mai visti Ben Stiller e Owen Nilson, sfilare in passerella con fare sexy e da macho? Pensavate non fosse possibile? ricredetevi, perchè la maison Valentino c'è riuscita ed è stato un vero e proprio successo. La simpatia e l' irriverenza dei due attori di ha letteralmente spiazzato gli ospiti che avevano appena ammirato una delle migliori collezioni proposte daMaria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli.

Ispirata a Emilie Louise Floge e Celia Birtwell, la collezione è ricchissima di proposte, si parte dall' optical/geometrico black and white e si prosegue con tagli rigorosi per tuniche, abitini con triangolini in pelle, pellicce in stile patchwork fino ad arrivare alle meraviglio stampe quasi orientali realizzate da Birtwell. Una collezione lussuosissima ma discreta, mai ostentata, femminile, rigorosa ma leggera allo stesso tempo.




 

 FONTI

http://www.vogue.it/sfilate

http://www.grazia.it/sfilate

http://www.marieclaire.it/Sfilate

http://www.elle.it/Moda/Sfilate

JobOk Magazine

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